sabato 22 dicembre 2007

Cairns e Green Island

Ok, ci siamo installati in casa. Più o meno tutto a posto, però sono indietro da matti con il blog, quindi riprendiamo dall’inizio.


Ieri mattina ci siamo alzati alle 3, per andare a Melbourne a prendere l’aereo che partiva alle 7. Lo so, è presto. Però c’erano varie cosa da tenere in considerazione.


1) Il fatto che da Barwon Heads a Melbourne ci sono oltre 100 km e qui nelle strade più grandi il limite è 100 km/h (e quindi in quelle più piccole, il limite è più basso). Questo vuol dire che ci vuole almeno 1 ora è mezzo per arrivare all’aeroporto.


2) Il fatto che non sapevamo con precisione come arrivare.


3) Il fatto che la sera che siamo tornati da Phillip Island siamo passati dal CityLink. Il CityLink è un pezzo di autostrada che circonda Melbourne ed l’unico pezzo di autostrada a pagamento che io abbia visto fino ad ora in Australia. Naturalmente non ci sono i caselli per pagare (rallenterebbero il traffico) ed hai parecchie soluzioni: aver comprato una carta prepagata (ma non sapevo che ci sarei passato), avere il telepass (non ce l’avevo), o telefonare al numero verde (ma dal mio cellulare italiano non si può).


4) Il fatto che dovevamo restituire la macchina alla Hertz.


Alla fine ce l’abbiamo fatta a fare tutto e c’è entrato anche la colazione ed il cambio Euro-Dollari allo sportello Cambi dell’aeroporto.


Partiti puntuali. Arrivati puntuali alle 9.20. Sarebbero le 10.20 rispetto a quando siamo partiti, però nel Victoria hanno l’ora legale, nel Queensland no (sono a cavallo del tropico ed il numero di ore di luce e buio non varia così tanto da rendere conveniente il cambio di ora).


A Cairns l’organizzazione di tutto è un po’ meno svizzera (si vede che siamo in un posto dove puoi andare a farti il bagno tutto l’anno): in aereo ci hanno fatto nuovamente la paternale, dicendo che nel Queensland è proibitissimo far entrare cibarie o animali (a parte Gianni, che è consentito) o vegetali e che ci perquisiranno anche il… Arriviamo e, non solo nessuno ci perquisisce, ma non vediamo un doganiere nemmeno da lontano.


Andiamo a prenotare il solito shuttle che ci porterà sulla porta di casa (o albergo o cosa sia): prima aspettiamo più di mezz’ora dopo aver pagato poi, quando saliamo, l’autista si accorge che una persona deve andare in un posto che non è di sua competenza ed aspettiamo che un altro autobus lo venga a prelevare. Insomma, un gran pasticcio!!!


Arriviamo infine al Gilligan (che si pronuncia Ghilligan, mi raccomando), l’ostello più mega-figo di tutta Cains. La Lonely Planet lo definisce “Il Ritz di tutti gli ostelli”.


In effetti il Gilligan merita un giro: tutta Cairns, per un motivo o per l’altro, passerà di lì. Hai la scelta tra camere da 4-6-8 posti o una sistemazione alberghiera (che costa 4-5 volte di più), all’interno ci sono: spazi comuni per cucinare, piscina, internet café, casinò, sala giochi, piscina, il night club più “in” della città (DJ di moda tutte le sere, festa con la schiuma il venerdì, gara di maglietta bagnata tutte le domeniche, ecc.).


Dobbiamo aspettare fino alle 14 per fare il check-in, quindi prendiamo le chiavi (dopo le 22, tutti quelli che entrano devono avere la chiave: una chiave = un ingresso), molliamo i bagagli (con tanto di ricevuta) e ci facciamo un giro per la città.


Immaginate una normale città di mare, infilateci dentro tutti i film sulla California che avete visto, aggiungeteci gli australiani con surf e cappelloni di pelle, gli aborigeni con i didjeridoo (strumenti a fiato tipici), negozi pieni di peluche di koala e boomerang, ed avrete una vaga idea di come è fatta Cains.


Compenetrato nel Gilligan c’è il mercato della frutta più popoloso e caratteristico che abbia mai visto. Vendono di tutto: dal cocco fresco (ci infilano una cannuccia e te lo vendono come bibita), al “Red Dragon” (che dicono abbia un sapore a metà tra fragola e cocomero, ma vi farò sapere dopo averlo assaggiato), a 20 varietà di papaya, di mango e passion fruit (20 per tipo, ovvio).

Nella piazza principale della città campeggiano un albero di natale ed un fico strangolatore di proporzioni gigantesche.


La cosa più bella però è “The Lagoon”. Sulla “Esplanade” un parco antistante all’oceano, vi è una piscina enorme, dall’acqua incredibilmente pulita con profondità digradante da 10 cm a 1,5 metri. Il parco ha panchine, tavoli, alberi per l’ombra, barbeque pubblici per cucinare quello che volete.



Ed anche da qui, prima o poi passano tutti.


E qui mi chiederete (perché io me lo sono chiesto, sia ben chiaro): che senso ha fare una piscina di fronte all’oceano?


Mi sono dimenticato di un piccolo particolare: qui, soprattutto in estate, non è troppo salutare fare il bagno nell’oceano. Niente di grave, eh! Solo che agli squali che normalmente girano, in questo periodo si aggiungono delle meduse dal veleno mortale. Le più pericolose sono grandi come l’unghia di un mignolo.


Arrivate le 14, ci fiondiamo a lasciare la nostra roba in camera e “Aaahhh….” esclama Alessandra entrando “Ci hanno dato una stanza non rifatta”.


In effetti la stanza è un casino. Però siamo in un ostello ed abbiamo preso una stanza a quattro letti. Tre sono i nostri, il quarto è di Saeke, la giapponese più disordinata sulla faccia del pianeta. Sembra che abbia vuotato la valigia a caso sul suo letto e sul suo armadietto e che quello che non ci stava lo abbia messo in bagno.


Ok, tanto ci stiamo solo una notte. Telefoniamo subito a Debi, la padrona della casa che ci ospiterà per questa settimana a Cairns, per metterci d’accordo. Ci troviamo da loro alle 18. Ok, che autobus ci porta? No, niente autobus. Ok, prendo un taxi. No, niente taxi. Ci risentiamo alle 17.



Nel frattempo facciamo un tuffo nella laguna e ci informiamo su come andare a Green Island il giorno dopo.




Alle 17 chiamiamo di nuovo: passerà a prenderci Ken, il marito, alle 18.30 davanti al Gilligan.


Mentre lo attendiamo, prenotiamo la gita a Green Island. Già, non ve lo avevo detto? Al Gilligan c’è anche un’agenzia di viaggi.


Ken e Debi sono simpaticissimi ed hanno due meravigliosi bambini (di 9 e 12 anni). La casa è un po’ alla fine del mondo, ma è un sogno. La cucina-soggiorno è grande quanto la mia cucina ed il mio soggiorno. La dispensa (una stanza, attenzione) è grande quanto l’ingresso di casa mia. Il frigo (un’altra stanza) è grande quanto il mio sgabuzzino per le scope. Poi ci sono 4 stanze da letto (due per i ragazzi, una per i genitori ed una per gli ospiti). Nel mezzo corridoi e bagni (4 di cui 3 con vasca da bagno e/o doccia ed uno solo con la toilette e un lavandino).


E questo è solo il dentro. Perché fuori hanno il patio con tavolo, sedie, barbeque, sofà, piscina, sterminato giardino con casa sull’albero per i ragazzi, pollaio, garage, alberi di mango e papaya e foresta tropicale subito oltre un cancellino.


Ci invitano ad una cena a base di pizza e stuzzichini. Il piccolo dice alla mamma: “Mamma, non puoi servire pizza a degli italiani”. E’ un genio!!! Però la pizza è buona, anche se a me (Gianni) lascia un po’ perplesso quella “al barbeque” (non sto scherzando, è pizza con sopra pezzi di carne ed una strana salsina).


Davanti alla zanzariera della camera da letto di Ken e Debi, che dal giorno dopo diventerà mia e di Ale, c’è una super ragnatela, con un ragno di circa 7 cm. Ken, vista la mia faccia, commenta: “Tranquillo, mangia solo insetti”.


Va beh, meglio la bestia fuori che le zanzare dentro.


Ah, a casa c’è anche Smookie, un gatto grigio fumo molto socievole.


Torniamo al Gilligan e ce ne andiamo a dormire. Questa mattina lasciamo di nuovo in custodia le valige, troviamo una macchina a noleggio per poter andare a casa la sera e ci imbarchiamo per Green Island.


L’isola è detta così perché è, in effetti, verde. Si tratta di un isolotto di sabbia e roccia emerso dalla barriera corallina, su cui la foresta pluviale ha attecchito con parecchio successo. Abbiamo preso il pacchetto completo: snorkelling e gita sul sottomarino vetrato.





Arrivati all’isola ci danno maschera, boccaglio e tutina di lycra (la foto sul blog ve la risparmio, poi la farò vedere solo agli amici più fidati) perché qui le meduse non ci sono, però non si sa mai. In realtà a questa cosa abbiamo aderito solo io e Santi perché Ale non vuol saperne di stare con la testa sott’acqua.


Non sono tagliato per lo snorkelling. Vedo un monte di pesci, ma bevo come una spugna. Al secondo giro via pinne e tutina di lycra e torno in acqua senza usare il boccaglio. Meglio, ma i pesci li avevo visti anche prima.


Un giro veloce per l’isola su passerelle di legno (così non si sciupa il sottobosco). Tanto per intenderci, nella foresta tropicale il sottobosco è fatto da felci che stanno su tronchi simili a quelli delle palme e sono alti quasi come una persona. Ci sono uccelli buffissimi ed un continuo frinire di cicale.


Fa caldo ed è umido, in effetti, ma pensavo peggio.


Dopo pranzo, giro nel sommergibile a vetri (che è in pratica il sotto di una barca). Nella barriera corallina ci sono pesci di tutte le dimensioni e di tutti i colori che vi possiate immaginare. Siamo dentro un acquario al contrario (perché stavolta sottovetro ci siamo noi) ed è uno spettacolo mozzafiato.


Al ritorno trasferimento a casa nuova. Le rane (non ve lo avevo detto? Ci sono rane piccolissime e gechi di media grandezza che si aggirano per il patio) fanno quasi più confusione delle cicale. Pare che sia la stagione degli amori.


Il ragno è al suo posto.


Smookie è un po’ seccato per il fatto che ci sono degli estranei, ma speriamo che si abitui.


E ora a letto. Domani ci aspetta Kuranda.



2 commenti:

mc_leod ha detto...

Un altro post del genere e schiatto di bonaria invidia :(
(Tornassi indietro mi infilerei in un trolley :))
Detto questo ..... vi auguro un buon natale :) !!!!
P.S. Immagino debba essere curioso un natale ... estivo!!!

Unknown ha detto...

Buon Natale ragazzi...un bacione immenso...