domenica 6 gennaio 2008

La befana da bambini…

Oggi ci siamo concessi una giornata da bambini: mattina all’acquario e pomeriggio al cinema. A pranzo però abbiamo sgrifato come dieci adulti.
Ma andiamo con ordine: stamani era brutto tempo quindi l’acquario andava bene. Tutti dicono sia uno dei più grandi del mondo ma secondo noi è sopravvalutato. Siamo in tre e a tutti e tre sembra che quello di Genova sia più grande. Forse questo è più popolato (un maggior numero di specie), ma va detto che qui siamo in una nazione/continente che si estende dai tropici alle zone temperate, per cui la biodiversità è sicuramente maggiore. E’ notevole il fatto che alcuni pesci siano in vasche oceaniche e visibili solo dai tunnel di passaggio tra le vasche.
Comunque, per prima cosa incontriamo l’animale più strano del mondo: l’ornitorinco (che qui chiamano platypus, ma forse questo l’ho già detto).

E’ anche lui un mammifero dei monotremi (fa le uova e allatta), è velenoso (incredibile, lo so, ma è così: ha dei pungiglioni velenosi sulle zampe posteriori), passa la maggior parte del suo tempo a costruirsi la tana e ad abitarla e nuota solo per cacciare. A vederlo sembra un incrocio tra un papero e un castoro.
Questo animale è sacro per gli aborigeni e non viene cacciato. E ora vi tocca la leggenda… (la metto in blu, così potete saltarla).
Nel Tempo dei sogni, quando gli spiriti ancestrali dovevano decidere i totem, tutte le specie di animali tennero consiglio.
I primi furono gli uccelli, che decisero di invitare al loro consesso l’ornitorinco poiché aveva il becco come il papero e deponeva le uova. L’ornitorinco ringraziò e prese tempo per pensare.
Quando gli animali di terra si incontrarono tra loro il canguro propose di invitare l’ornitorinco, poiché abitava sulla terraferma ed aveva la pelliccia. L’ornitorinco ringraziò e prese tempo per pensare.
Infine anche i pesci si riunirono ed invitarono anche loro l’ornitorinco poiché aveva le pinne ai piedi e nuotava incredibilmente bene. L’ornitorinco, stupito da quest’ennesima richiesta, prese di nuovo tempo.
Si consigliò a questo punto con l’amico echidna (ricordate? Anche lui dei monotremi) che gli consigliò di non unirsi ad alcuno dei tre gruppi. L’ornitorinco accettò il consiglio, invitò tutti gli animali e comunicò loro la sua decisione: “Comprendo gli uccelli poiché, come loro, devo tener calde le mie uova. Comprendo i pesci poiché anche io devo cercare il mio cibo nelle profondità delle acque. Sono vicino agli animali della terra poiché anche io appartengo alla terrà ed ho una pelliccia. Tuttavia sono grato a Byamee, il Padre-di-tutto, perché mi ha fatto un po’ diverso da tutti voi. Spero perciò che quando incontrerete qualcuno della mia famiglia vi ricordiate del Padre che ha fatto ognuno di noi diverso dall’altro”.
Gli aborigeni, che a quell’epoca erano in comunicazione con i loro animali-totem, conobbero le parole dell’ornitorinco e capirono la sua unicità.
Come ho già detto a suo tempo, qui hanno gli animali più strani del mondo (a parte me, ovvio). Tipo la tartaruga-giraffa e il pesce-gatto (che però avevo già visto in altre occasioni):
Andando avanti abbiamo visto aragoste giganti, pinguini nani, foche, tutti i pesci del cartone animato “Alla ricerca di Nemo”.
Non ci crederete, ma Flo (l’amica che parte con Marlin alla ricerca di Nemo), l’hanno fatta uguale, anche come nuota….
Ovviamente non potevano mancare gli squali e il pesce che si arrabbia quando viene fotografato (qui lo vedete mentre cerca di strappare la macchina fotografica a Santi).
Usciti dall’acquario, siamo stati calamitati dall’IMAX, cinema tridimensionale. Per le 16 è prevista la proiezione di Bewolf in 3D. Gli altri film sono poco attraenti. Il tempo non è dei migliori e quindi compriamo il biglietto.
Poi ci dirigiamo verso il Mercato del Pesce, poiché Alessandra ci chiede fish’n’chip da tre giorni. Io e Santi ci guardiamo: “Stavolta non ci facciamo imbrogliare: ordiniamo quattro fish e due chip”. Non perché nel fish’n’chip mettano poco pesce, ma perché le patate sono comunque sempre il doppio o il triplo in peso.
Arriviamo al Mercato e giriamo intorno per 10 minuti prima di trovare l’ingresso. Vi sono dei magazzini colossali (quelli in cui la Guida dice che si svolga l’asta del pesce all’alba: l’alba è troppo presto per arrivare qua) ed una specie di corte di negozi di pesce e ristoranti che circondano l’ingresso vero e proprio del mercato spicciolo. Qui ogni sala è un negozio di pesce ed in ogni negozio ti cucinano il pesce che compri un po’ come ti pare. All’interno ci sono anche il negozio di frutta e verdura e quello di vini bianchi. La parte aperta al pubblico non è colossale, saranno 10-20 negozi all’interno (più altri 10-15 nella corte) ma c’è una varietà incredibile di pesce. In alcuni posti vediamo le aragoste a 25 AUD al chilo.
Dopo un po’ di indecisione, vediamo passare dei piatti di pesce colossali e risaliamo il flusso come salmoni per trovare l’origine. E’ un banco un po’ più grande degli altri letteralmente assediato di gente ma organizzato benissimo: ordini e ti danno un numero. Una ragazza alla cassa chiama i numeri con il microfono a guancia e quello che sembra il padrone riscuote e dà i resti.
Alessandra vuole un semplice fish’n’chip (naturalmente per il fish puoi scegliere tra snapper, barramundi, baccalà e sogliola) con lo snapper. Io e Santi decidiamo per il piatto fritto per due. Purtroppo le patate sono comprese. Ci danno un misto abbastanza decente: vari pezzetti di pesce fritto (misti), polpa di granchio, calamari e gamberoni in pastella, polipetti in umido, cappesante gratinate, ostriche gratinate.
Buono ma ci aspettavamo qualcosa di diverso. Santi dice che avrebbe voluto un piatto fatto diversamente e Gianni ha l’idea geniale (e in quello non ci sarebbe niente di male, il male è che gli altri non lo bloccano): facciamoci fare un piatto come vogliamo noi.
Gianni e Santi vanno ad ordinare: Santi sceglie e Gianni parla nel suo inglese con una signorina dai tratti orientali che parla australiano. “Vorrei un piatto con questo e questo (pezzetti di pesce, polpa di granchio, calamari e gamberoni fritti)”. “Quanto?” chiede lei. “Sei pezzi di ciascuno” risponde Gianni.
Ora, Santi conferma che Gianni ha detto le cose giuste. Di fatto insieme al resto ci sono anche i polipetti in umido ma tutto è in proporzioni più che doppie di quelle richieste.

Questo piccolo piatto di pesce (sarà almeno un chilo di roba) ci è costato 39 AUD (che credo faccia un po’ meno di 25 euro). Ci siamo fatti aiutare da Alessandra ed abbiamo finito tutto. Poi siamo rotolati fino in centro, giusto per fare un po’ di moto.
In centro c’è una fantastica libreria di fantascienza/fantasy e ci siamo fiondati. Hanno di tutto e di più: le spade laser di Star Wars, i DVD di Astroboy e di Doctor Who, tutti i libri di Star Trek, libri che narrano le storie al contorno di Diablo (il gioco elettronico).
Guardando a caso qua e là ad un certo punto ho visto un titolo… Dirk Gently Omnibus. Ebbene sì, ho finalmente trovato un libro che contiene anche il secondo romanzo del fantastico investigatore creato dal genio di Douglas Adams (quello della Guida Galattica, ve lo ricordate? No? Strano, in Australia, le tre volte che l’ho nominato, lo conoscevano tutti. Lo dicevo io che è un paese civile).
Comunque fatto sta che ora possiedo un libro che oltre a Dirk Gently, investigatore olistico, contiente anche The long dark tea-time of the soul. Se foste romani mi direste “E ‘sti cazzi” (che in italiano può essere tradotto con “non ce ne interessa alcunché”. Epperò io lo cercavo da troppissimo tempo. Speriamo di farcela per Adams in inglese è un osso duro (anche perché per ogni frase ci sono due giochi di parole ed una citazione).
Arriviamo al cinema almeno un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Bella mossa perché dopo venti minuti la gente inizia a mettersi in fila.
Il film è davvero in 3D (ovviamente con appositi occhialetti) e devo dire che non mi è neanche dispiaciuto, sia per trama che per cast. Se non fosse per l’inutile attore che interpreta il protagonista (ma credo che non sia un cane, è che l’hanno disegnato così), potrebbe essere un gran film.
Scherzi a parte: l’inglese di questo film si capisce abbastanza bene (a parte il mostro che, giustamente, ha un dialetto un po’ tutto suo) ed il 3D è una cosa fenomenale. Tra i trailer presentavano il concerto degli U2 in 3D: evento o rebus?
Arrivati a casa, siamo talmente pieni dal pranzo che saltiamo la cena. Solo una fetta di melone per Gianni e Santi e del cioccolato per Alessandra.




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